Un documentario sul grande chitarrista biscegliese Mauro Giuliani firmato dal regista barese Beppe Sbrocchi varcherà i confini europei per approdare in America, a Denver, in Colorado. Accadrà il prossimo 20 giugno, nella giornata di apertura del Guitar Foundation of America, fra le più importanti convention mondiali del chitarrismo classico, che si terrà nella Metropolitan State University. Per cinque giorni a Denver si riuniranno musicisti, musicologi ed autori di tutto il mondo per partecipare a convegni, studi concerti, lezioni e proiezioni, fra cui appunto quella di “Mauro Giuliani.. una vita… sei corde…”, il documentario sul grande musicista nato a Bisceglie e cresciuto a Barletta.
Nei giorni del Guitar Foundation of America anche gli Istituti Italiani di Cultura di Los Angeles e San Francisco ospiteranno la proiezione del documentario, che l’anno scorso è stato presentato in anteprima europea a Vienna, presso l’Italienisches Kulturinstitut, alla presenza del musicologo Tom Haeck, tra i più importanti al mondo e studioso di Mauro Giuliani. Terreno fertile l’Austria per l’opera di Beppe Sbrocchi: Giuliani, compositore, virtuoso e innovatore della chitarra, è stato infatti grande animatore della Vienna pre mozartiana. Ancor oggi è riferimento per gli studi classici e accademici nelle classi di chitarra classica di ogni conservatorio, europeo e non.
Nel documentario Sbrocchi propone un confronto tra studiosi, ricercatori e musicisti, che approfondiscono il percorso artistico e umano di Giuliani, virtuoso della musica con personalità “rivoluzionaria” per l’epoca. Oscar Ghiglia, Thomas Heck, Marco Riboni, Nando Di Modugno, Sante Tursi, con l’amichevole partecipazione del compianto attore Manrico Gammarota, coinvolgono il pubblico nel racconto dell’appassionata vita di Mauro Giuliani, tracciando uno spaccato storico e sociale del periodo di stupefacente vitalità e interesse in una Vienna Imperiale, riferimento di tutta la cultura Europea. Nel documentario molto spazio è anche dedicato alla musica di Mauro Giuliani, analizzata da un punto di vista sia tecnico che estetico.
“L’apprezzamento ottenuto a Vienna e l’invito a Denver premiano un lavoro meticoloso e pertanto molto faticoso”, sottolinea Sbrocchi, regista, ma anche maestro di musica, con due diplomi conseguiti al Conservatorio. “Sto ricevendo attestazioni da tutto il mondo e sono felice che questa opera stia diventando uno strumento di lavoro per tutti quelli che nel mondo studiano questa importante figura della musica mondiale”.
Presto Beppe Sbrocchi si metterà al lavoro per altri due documentari, anche in questo caso dedicati a grandi musicisti del nostro territorio: Nicolò Piccini, compositore e musicista di Bari, e Cesare Franco, compositore ed esperto di musica sacra di Acquaviva delle Fonti.