“Con lei si cammina tra le mura e le pietre della città, quella nuova e soprattutto quella vecchia: quel centro storico così ferito dall’incuria del tempo e dagli uomini; si partecipa ai riti della settimana santa, a quel momento intenso che si vive durante l’‘Incontro’. Si vaga per la campagne, piene di quei colori che lei catturerà anche, in modo bellissimo, sulle sue tele. Ci si ferma ad ascoltare la voce del mare, così misteriosamente dialogante con l’altra voce, quella della terra. Si riascoltano le voci delle persone care che pur non essendoci più, sono rimaste le ‘voci di dentro’”.
Con queste parole il poeta, attore e regista biscegliese Zaccaria Gallo descrive, nella prefazione, il libro di Lucrezia De Feudis, “Il tempo non ha scarpe”, che sarà presentato oggi, venerdì 23 gennaio, alle ore 18:30, alla libreria Vesparossa Store di via Petronelli. L’opera dell’artista biscegliese Lucrezia De Feudis, edita da Falvision Editore, fluttuando tra poesia e prosa, tra italiano e dialetto, racconta la nostra città nei luoghi e nei riti più caratteristici, cui ogni biscegliese che ami la propria terra è intimamente e visceralmente legato. Lo scorrere delle pagine equivale allo scandire di un viaggio affascinante ed appassionante, tra luoghi e ricordi, emozioni che prendono corpo immediatamente nella mente e nell’anima, dando vita ad un viaggio infinito. A partire dal borgo antico. “Re d’oucchiere so chiéne de ràbbie e de malenconé” nel vedere il centro storico così degradato. “Vetri rotti, muri puntellati, ciuffi d’erba dalle pareti, di un verde così sfacciato che mi sembra di aver incontrato una bimba birbante, che na viste strazzòte, all’ascalzòte, totta scapeddòte, ma che na facciòdde acchèssè bélle ca réiste engandòte a vedelle”.
La malinconia per il tempo che passa è un filo rosso che caratterizza molti componimenti, che si dipanano con maestria tra Torra Mèste, u Castèidde, la Cattedrole, San Mattè , sant’Adène, la Meserecùrdie, la Madùnne de Passavie, u Calvarie. Tappe, queste ultime, dell’Incontro, l’incùntre du Vènèrdì Sènte, raccontato con pathos e fede. Il folklore trasuda anche dalla tradizionale preparazione dei marzapani, un rito prim’ancora che un procedimento. Le radici emergono prepotentemente da “A permètte”, l’atto del “promettere” (l’ingaggio) nel lavoro agricolo: “ci sono quelli che cercano lavoro e gli altri, massari, padroni e padroncini, che cercano uomini da portar in campagna a lavorare”. Ma “de chir’òummene ne stònne picche, le giuvene vònne a re scole e nesciune vole ambarò chijue cùsse mestèire: pe furz, se fatéghe assà! E allòre, ce va fore? E la tèrre ce l’ova cheltevò?”
Tutto nel libro di Lucrezia De Feudis è legato a doppio filo a Bisceglie: storie, tradizioni, uomini, donne, luoghi, paesaggi, stagioni, sentimenti. Chi si sente profondamente biscegliese troverà un pezzo di sé nelle pagine del libro, che sarà presentato questo pomeriggio alle ore 18:30, alla libreria Vesparossa Store di via Petronelli.