È stato presentato ieri sera, nella cornice storica del Castello Svevo Angioino di Bisceglie, il romanzo “Gli anni della disobbedienza” di Giulio Di Luzio. Un romanzo di formazione che scandaglia la stagione politica degli anni Ottanta, in cui si ambienta la storia, dove l’autore ricostruisce la scelta del protagonista, Roberto, di evitare il servizio militare per divenire obiettore di coscienza, ripercorrendo così anni in cui realmente diversi giovani militanti comunisti scelsero l’impegno in quartieri difficili di Bisceglie, sfuggendo in tal modo all’ideologia militarista e gerarchica della naia.
Presenti alcuni protagonisti di quella stagione che hanno confermato l’effervescenza di un attivismo e di un impegno sociale, che ha segnato profondamente le loro vite. Di particolare interesse l’intervento di Nicola De Pasquale, emigrato al Nord per lavoro in un periodo in cui i pochi raccomandati potevano restare a casa a i tanti come lui dovevano fare le valigie. Un percorso, ha ribadito, che fa parte “degli anni più belli della sua vita di comunista e militante di Lotta Continua”.
“Anche Fefè Laganara e Tonio Musci hanno tenuto a sottolineare il clima di forte contrapposizione politica di quella stagione e l’asprezza di un confronto tra il sistema dei partiti e il movimento politico studentesco, che fu per tanti laboratorio di crescita politica e civile”, si legge nel comunicato stampa inviato dallo stesso Di Luzio. “Provocatorie le sollecitazioni che la professoressa Contò ha rivolto all’autore in ordine al filone autobiografico, che conduce una parte del romanzo, che divide in due parti. La prima si snoda sul tempo dell’infanzia di Roberto e del suo lavoro politico giovanile. La seconda lo vede già maturo e sposato nella elaborazione dolorosa di un suo innamoramento sfumato di ventenne, incistato ormai nel suo inconscio. Da questa nuova condizione osserva gli anni giovanili, trovandovi le ragioni di un nuovo protagonismo politico ma anche i dubbi e le scelte di una stagione indimenticabile”