“Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà.” Così scriveva Pier Paolo Pasolini in Dialetto e poesia popolare nel 1951, alludendo al carattere ancora puro e incontaminato di questa lingua e dunque come tale doveva essere “protetta”. Nella lingua di un popolo, in modo particolare nel suo dialetto emerge la componente più genuina della civiltà, quella che non scende a compromessi con i meccanismi imposti dalla società, quella densa di storia e di teneri ricordi. Ieri nella Giornata Nazionale del Dialetto promossa dall’ UNPLI (Unione Nazionale – Pro Loco Italiane) l’associazione “La Canigghie” ha reso omaggio alla lingua non solo locale ma anche pugliese, in una serata in cui le poesie declamate dai lettori Nicola Ambrosino, Natale Di Leo, Nicola Gallo, Anna Lozito, Demetrio Rigante, Antonio Todisco sono state accompagnate dalle dolci note del dottor Mauro Dell’Olio. Durante la serata sono intervenuti anche da Bari Felice Giovine e Gigi De Sanctis dell’Accademia del Dialetto Barese e da Casamassima la poetessa dialettale Lucrezia Sansolino. A condurre la serata il dottor Donato De Cillis, il quale ha deliziato il pubblico attraverso il racconto di simpatici aneddoti, ricordando anche l’amico e collega di palcoscenico Eugenio Monopoli. In sala presente anche il vicesindaco Avvocato Vittorio Fata. La serata si è articolata in diversi momenti tra cui quello dedicato all’amore nelle sue diverse forme: dal tradimento ad un’ode alla luna ammaliatrice. In questo filone si inserisce l’ilare intervento di Gigi De Sanctis, che con espressività ha declamato diverse poesie, alcune da “chiange“, come l’autore stesso le ha definite, tra cui “Terra mia“, in cui egli si è immedesimato in un emigrante che prova nostalgia per la patria lontana e “Core de mamme“, in cui si fa riferimento ad un episodio accaduto realmente a Bari, dove nel giorno dell’Immacolata una neo mamma, d’accordo con sua madre, buttava via il figlioletto appena nato nella spazzatura. Le altre poesie dell’autore barese sono state più briose tra cui “Una commissione urgende“, un divertente aneddoto autobiografico dell’autore, avvenuto nel giorno di San Valentino.
Interessante è stato anche l’intervento della professoressa Lucrezia Sansolino che ha declamato alcuni suoi componimenti in dialetto casamassimese, tra cui uno riguardante un amore clandestino di una donna degli anni cinquanta e una lettera di una mamma al proprio figlio al fronte durante il Primo Conflitto Mondiale.
Nel secondo momento della manifestazione sono stati ricordati alcuni ridenti personaggi storici biscegliesi sia del presente che del passato. Tra questi è opportuno ricordare “Peppine U Prese“, la cui poesia composta da Sergio Di Clemente è stata recitata da Natale di Leo, “Mba Ciccille du Cerrigghie” e “Seriudde u chiazzeire“, invece, sono state composte e declamate da Nicola Ambrosino.
Degno di nota è l’intervento di Felice Giovine, il quale ha recitato una poesia esilarante, immaginando una Genesi tutta made in Bari, in cui viene messo in risalto la condizione fragile dell’essere umano. Mentre un’altra poesia riguarda un episodio accaduto a Bari nella Sinagoga. Nell’ultimo momento per ridere e sorridere Natale di Leo ha recitato la poesia di Sergio Di Clemente “La combassiane de na vaiasse” e in coppia Anna Lozito e Nicola Ambrosino “Inde a la salumerie“. Ad Antonio Todisco, invece, è stata affidata una poesia di Riccardo Monterisi e a Demetrio Rigante una sua poesia che porta anche la firma e il ricordo di Francesco Palazzo. In conclusione tutti i declamatori si sono esibiti in alcuni versi per ringraziare il divertito pubblico in sala. Una serata piacevole, dove tra musica e poesia si è riflettuto su quanto questa lingua ormai desueta, attenda il risveglio in ognuno di noi.