Sul palcoscenico è possibile creare e demolire mondi, da cui prendono vita storie e personaggi. Può accadere, inoltre, che gli stessi personaggi non riescano più a percepire quella linea sottile tra finzione e realtà, così come avviene per Molière ed Argante ne “Il malato immaginario”, in cui entrambi impiegano l’immaginazione per sottrarsi alla realtà. Ed è proprio “Il malato immaginario”, che ieri sera, venerdì 16 dicembre, è stato portato in scena al Teatro Garibaldi all’interno della stagione teatrale dal titolo “Teatri di pace”, diretta da Carlo Bruni.

Una riscrittura di un evergreen del teatro europeo della regista Teresa Ludovico del teatro Kismet di Bari, a cui conferisce un sapore mediterraneo, ambientandola nella città di Napoli. Infatti ad introdurci sulla scena è un narratore “non italiano, ma napoletano”, come si definisce, un sarcastico e sagace Pulcinella, interpretato da Marco Manchisi, a cui è affidato il compito di narrare il prologo e l’epilogo della vicenda del suo padrone “Monsieur Molière”, morto in scena al termine della quarta replica dello spettacolo “Le malade imaginaire”.

Protagonista della vicenda è Argante, interpretato da Augusto Masiello, un misantropo, sordido ed ipocondriaco vecchio, che si lascia ammaliare dal latinorum e delle cure di medici, tra cui il Dottore Pepitone e suo nipote Tommaso, promesso sposo di sua figlia Angelica, pronti ad ingannarlo. In secondo luogo il vecchio uomo è vittima di sua moglie, una donna avvenente e arrivista, interessata soltanto al suo patrimonio. Egli si lascia addomesticare dalla donna, a dimostrarlo, infatti, è la maschera, rappresentante una scimmia, indossata dall’ anziano uomo durante uno dei giochetti beffardi di sua moglie. Veri motori dell’intera azione sono l’irriverente, ma fedele serva Antonietta e Aldo il saggio fratello del protagonista, interpretati ancora una volta da Marco Manchisi. Essi, infatti, cercano di far rinsavire Argante, rendendo meno opaca la visione della realtà; Aldo esortando suo fratello ad essere autore della propria vita, mentre Antonietta svelando attraverso uno stratagemma le vere intenzioni della moglie del protagonista. Portatrice di valori positivi è Angelica, la giovane figlia di Argante, innamorata di Santino, la quale, nel pieno candore e innocenza della giovinezza, crede nel matrimonio, risultato del vero amore, a differenza di suo padre che predispone per lei un matrimonio “combinato”, per meri interessi economici e di prestigio. E sarà proprio Angelica che piangerà di fronte alla finta morte di suo padre, decisa ormai a prendere i voti, a differenza dell’astuta moglie, che infine verrà smascherata.

Luci e musica, inoltre, hanno contribuito alla riuscita dello spettacolo, led che campeggiavano sul fondo, alternando colori caldi o freddi a seconda della scena e musiche che hanno riportato lo spettatore tra i vicoli di Napoli, tra i pettegolezzi delle donne e i panni stesi tra una finestra e l’altra. La riscrittura della Ludovico si è presentata come un amaro e disincantato sorriso di fronte agli enigmi della realtà.

Altri interpreti: Sara Bevilacqua, Ilaria Cangialosi, Paolo Summaria, Michele Cipriani e Daniele Lasorsa.