Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, è stato ospite del bookstore Mondadori delle Vecchie Segherie Mastrototaro per la presentazione biscegliese del suo nuovo libro “Un Paese senza leader”, una raccolta di storie ed interviste riguardanti i protagonisti della scena politica degli ultimi venticinque anni: egemonie lunghe decenni (come quella di Berlusconi) e meteore velocissime (come testimonia la recente esperienza di Renzi). “Lei parla di una nazione senza leader, ma a voler essere maligni potremmo dire che di leader, forse, ce ne sono addirittura troppi”, ha scherzato il governatore Michele Emiliano durante il suo intervento di saluto con una battuta che però è strettamente legata al momento storico che stiamo vivendo, dove c’è un governo “a due teste”, con due leader come azionisti di maggioranza ed un premier in balia delle loro scelte e dei loro sbalzi d’umore. Leader però non vuol dire “uomo solo al comando”, spiega Fontana, ed è stata proprio l’interpretazione sbagliata di questo termine a decretare la rovinosa caduta di figure politiche che invece aspiravano ad avere ben altra rilevanza.
Fontana, classe ’59, è direttore del Corriere della Sera dal primo maggio 2015, quando ha preso il posto di Ferruccio de Bortoli, ma è in via Solferino dal 1997: “Da direttore mi sono trovato a lavorare al fianco di chi per anni è stato mio compagno di banco in redazione ed insieme ai colleghi con i quali avevo già affrontato gran parte delle difficili sfide degli ultimi anni, con la crisi della carta stampata ed il crollo delle vendite pubblicitarie”, spiega il direttore. Ma la carriera nel giornalismo comincia come corrispondente dell’Ansa dalla sua Frosinone, per poi essere assunto nel 1986 come praticante all’Unità allora diretta da Emanuele Macaluso. Dopo undici anni Veltroni lo nomina caporedattore centrale, ma nella sua esperienza al quotidiano fondato da Antonio Gramsci il giornalista laziale conosce anche personalmente Massimo D’Alema (che dell’Unità è stato direttore dall’88 al ’90), il cui “ritratto” è presente nel libro assieme a quello di altri volti di una sinistra che pian piano si è indebolita sino forse a scomparire completamente dopo il terremoto politico dello scorso marzo.
Il libro comincia dal 1993, anno in cui si decreta ufficialmente la fine della Prima Repubblica, e riassume gli ultimi venticinque anni di Seconda Repubblica attraverso i volti ed i partiti che di questo periodo (oggi terminato ?) sono stati protagonisti. Come siamo arrivati a questo punto ? “Venticinque anni di Seconda Repubblica ci consegnano un sistema politico ai limiti del collasso”, scrive il direttore nel suo libro antecedente alle clamorose elezioni del 4 marzo. Elezioni che hanno ridisegnato completamente la geografia politica del nostro Paese ma che sono la dimostrazione più tangibile di una crisi di sistema che, dopo anni, è sfociata nell’unica conclusione possibile: con la vittoria di chi, quel sistema, ha cercato in tutti i modi di farlo saltare.