La Costituzione come opera d’arte, come il capolavoro di un artista geniale che con pochissimi tratti è capace di far immaginare un nuovo modo di stare insieme in società, segnando il passaggio fondamentale dallo stato di sudditi a quello di cittadini. È così che Luca Sommi, critico e giornalista, ha raccontato ieri sera, ospite delle Vecchie Segherie Mastrototaro, il progetto, non ancora del tutto attuato, della Carta Costituzionale italiana. “La più bella”, come specificato nel titolo del suo ultimo libro pubblicato da Baldini+Castoldi, trasformato per l’occasione in un impetuoso e passionale monologo teatrale, che ha conquistato gli spettatori che, numerosissimi, hanno affollato la scalinata di via Porto per ascoltarlo. 

La Costituzione italiana infatti è una polemica contro lo stato delle cose, diceva Piero Calamandrei. Un progetto rivoluzionario, o meglio, una rivoluzione promessa, che spetta a noi, ogni giorno, onorare. Secondo Calamandrei nella Costituzione vi era sì un’inevitabile tensione polemica contro il passato, contro tutto ciò che il ventennio fascista aveva rappresentato, ma anche una chiara polemica contro il presente, contro una società ieri come oggi così lontana da quella società che la Costituzione pone l’obbligo di creare. Un messaggio valido a maggior ragione oggi, in tempi in cui si parla di nuovo di modifiche costituzionali e premierato.

Quello con Luca Sommi è stato il secondo incontro organizzato dalle Vecchie Segherie Mastrototaro nell’ambito della rassegna “Stregherie”, da loro ideata e promossa. Un ciclo di quattro incontri dedicati ai libri e alla lettura, che proseguirà stasera con la lezione di Stefano Mancuso tratta dal suo saggio Fitopolis, la città vivente e che si concluderà domenica con l’atteso evento alla presenza dei finalisti del Premio Strega 2024.