Ieri sera, venerdì 7 agosto, presso l’Open Source di Bisceglie, si è svolto “Sidera”, secondo e ultimo appuntamento dei “Discorsi sul mito” di Vittorio Continelli. Dopo aver raccontato i miti dell’amore, dell’eros, di quelle “fiamme eteree” che animano le passioni più profonde e dopo aver trasportato il pubblico nelle lontane terre latino americane, Vittorio Continelli ritorna così sul palco dell’assocazione biscegliese, con un appuntamento dedicato ai miti sulle costellazioni, ai tanti racconti che si nascondono dietro al bagliore delle stelle. Il giovane attore diventa quindi aedo, il cantore di storie millenarie da cui trarre ancora insegnamenti importanti, riuscendo a ricreare l’incanto di una primordiale poesia, dal dolore di Callisto, madre trasformata in orsa e condannata a non poter più riabbracciare suo figlio, all’insolente tracotanza di Fetonte che, a bordo del carro infuocato di Apollo, bruciò la Terra e sconvolse il disegno celeste.
La potenza del mito, d’altronde, risiede nella sua immortalità, nel suo essere immune ai secoli che passano, riuscendo a vincere la concezione di un tempo edipicamente inteso, dove ogni momento è destinato a divorare il precedente. Ogni storia, pur provenendo da un passato così distante, è in grado di parlare di noi, delle nostre debolezze, delle nostre virtù, delle nostre gioie e delle nostre sofferenze, e ogni personaggio, nel momento in cui viene cantato, è sottratto alla morte e destinato all’eternità dell’èpos.
Per una sera, quindi, anche gli spettatori dell’Open Source biscegliese hanno vestito i panni dei “desiderantes”, coloro che, sotto il cielo notturno, cercavano la propria via tra le stelle. L’etimologia della parola “desiderio” è proprio questa: “sidera” in latino significa infatti stelle. Il “de” privativo indica invece l’impossibilità di seguire la strada tracciata nel cielo e delinea una condizione umana che è disorientamento, attesa, perdita dei propri punti di riferimento, ma anche slancio vitale, “conatus” che spinge alla costante ricerca della propria stella.
“L’aedo canta e intanto la memoria si versa sopra gli occhi, il dono che gli dà luce dentro, lo fa cieco fuori. Canta la storia come ci fosse stato, come se avesse visto prima di essere nato” – Aedo, Vinicio Capossela