Oggi, 11 giugno 2014, nel giorno in cui ricorre il trentesimo anniversario dalla morte di Enrico Berlinguer, universalmente riconosciuto come uno dei più grandi e lungimiranti statisti che il nostro Paese abbia avuto, pubblichiamo il ricordo di Mauro Papagni, segretario del Partito Comunista Italiano di Bisceglie negli anni Ottanta, che ringraziamo per il contributo. Buona lettura.

Oggi. I comunisti di Bisceglie di via Cialdini ricordano a 30 anni dalla morte il “Caro Berlinguer” e la sua “visione lungimirante”.

– Nel 1976 – ero da due anni nel partito, la sede era in vico Fanti – non riuscivo a comprendere il malumore di molti compagni nei confronti di Enrico Berlinguer, il quale aveva affermato di “sentirsi più sicuro sotto l’ombrello della NATO”. Quella affermazione era l’epilogo di un percorso tutto nazionale del partito, ma a quei compagni sembrò un tradimento.

– Nel 1981, dopo i drammatici fatti di Polonia, quando il governo comunista della Repubblica Popolare Polacca introdusse la legge marziale per schiacciare l’opposizione di Solidarnosc – un centinaio i morti, migliaia gli internati –, la direzione nazionale del PCI in una “risoluzione” affermò che “il socialismo aveva esaurito la sua forza propulsiva”. L’affermazione fu definita “strappo” da Armando Cossutta. Ma Enrico Berlinguer la ripropose nella sua relazione al XVI Congresso di Milano dell’82, che lo rielesse Segretario col voto contrario dei cossuttiani. In quella occasione, la sezione di Bisceglie si “riempì” di cossuttiani. Si trattò di una mutazione genetica: compagni che sino a quel momento si erano considerati ingraiani, anche se nei

fatti, proprio sui valori di Ingrao – ambientalismo, femminismo, pacifismo – si erano sempre mostrati “morti e sotterrati”. Mai un’idea, mai una proposta, mai un sostegno alle iniziative che proprio su quei temi eranoimpegnati – guarda caso – i compagni “poco ortodossi”.

– Nel 1985 Michail Gorbaciov veniva eletto Segretario Generale del P.C.U.S. Il “nuovo pensiero”, con le nuove parole d’ordine, perestrojka (ricostruzione) e glasnost (trasparenza), giocava un ruolo fondamentale nel porre fine alla guerra fredda, arrestando la corsa agli armamenti e attenuando il rischio di un conflitto nucleare. Io, che l’anno precedente avevo istituito – primo in Italia – l’Assessorato per la Pace, proteso in quella direzione, non stavo più nella pelle. Nel nuovo leader mondiale vedevo la stella di Betlemme,

individuavo la sollecitazione a continuare su quella strada. Eppure, proprio su questo, ero in posizione minoritaria in una sezione comunista dove ogni “nuovo” incrementava i malumori. E tali malumori non erano attenuati né dall’esplosione del reattore di Chernobyl dell’86, quando il mondo occidentale seppe della catastrofe prima ancora dei cittadini sovietici, né dal terremoto in Armenia dell’88, quando apparve con evidenza che le vittime, oltre che al sisma, erano dovute al pachiderma sclerotizzato dell’URSS.

– In quegli anni era acquisito che ciò che, nel nome di Gorbaciov, veniva dall’Est era espressione anche del patrimonio politico – teorico e pratico – del Pci. Lo stesso “Komunist”, rivista teorica del PCUS, riconobbe che le premesse da cui originava il rinnovamento di Gorbaciov erano le stesse che avevano ispirarono Berlinguer nel famoso giudizio sull’“esaurimento della spinta propulsiva”. Ma di questi riconoscimenti i comunisti di via Cialdini non sapevano che farsene. Non condividevano, e basta.

– Berlinguer non era filosofo della politica. Era un politico. Acutissima era in lui la sensibilità per le nuove domande e i nuovi bisogni. E poi il tema a lui così caro dell’“austerità”, mal compreso da tanti. Egli già poneva con lucidità il problema di un uso delle risorse rispettoso dell’ambiente e funzionale a un equilibrato rapporto fra i paesi del Nord e del Sud del mondo. Da qui l’idea di un “nuovo ordine internazionale” fondato sulla pace e sulla giustizia, che allora parve utopia. Infine, i grandi temi della “questione morale”, del “rinnovamento della politica” e della necessità di un “partito nuovo per gli anni 80” capace di uscire dal guscio dell’apparato e aprirsi alle complesse nuove tematiche, delle donne, dell’ambiente, della pace.

– Sul pensiero di Gorbaciov, che rifletteva l’elaborazione di Berlinguer in continuità col pensiero politico Togliatti, impostai, in qualità di segretario uscente, la relazione al 22° Congresso sezionale del 28-29 gennaio1989, dal quale risultai confermato. Ma gli “ortodossi” non mollarono, né si fecero minimamente influenzare dagli avvenimenti, pur straordinari, di quel 1989. Il massacro di Piazza Tien An Man (15 aprile) non mandò in crisi nessuno di loro – tranne il bravo giovane Ciccio L’Erario che sciè parlenne sule siule –, che, anzi, presero le distanze dalle denunce del partito e dell’Unità. Il crollo del muro di Berlino (9 novembre) li lasciò quasi indifferenti. La “Svolta della Bolognina” (12 novembre) ad opera del segretario Achille Occhetto, contro cui vennero lanciati dalla sede di via Cialdini epiteti qui irripetibili, che preludeva al superamento del PCI ed alla nascita del nuovo partito, già ipotizzato da Berlinguer, diede ai nostri “ortodossi” il LA all’organizzazione dell’attentato stalinista al Congresso straordinario di sezione che doveva seguire.

– Il 1° dicembre 1989 ci fu l’incontro tra Gorbaciov con la moglie Raissa e Giovanni Paolo II. Qualche giorno dopo,la sezione del PCI di Bisceglie uscì con un manifesto di saluto al Mondo Nuovo che nasceva. Fu l’ultimo manifesto che scrissi in nome e per conto della sez. di Bisceglie del PCI. Rappresentò, in un certo senso, il mio testamento spirituale-politico-ideale:

Il PCI di Bisceglie saluta la nascita del Mondo Nuovo.

I popoli si muovono, le politiche si integrano, le bandiere si affiancano… e vengono abbattuti i muri che separano, vengono rivissute le Primavere negate, viene ricucito un mondo tranciato. Il Papa benedice la Perestrojka del comunista Gorbaciov, e questi chiama “Santità” il Papa e “Uomini del fare” gli imprenditori. Tutto arriva dall’Est, donde, stagliandosi su ogni aurora continuano a sorgere gli astri: ieri, del riscatto degli uomini oppressi; oggi della salvezza dell’intero pianeta. E diventano bisogni e valori di tutti gli uomini i bisogni e i valori di sempre: la Libertà, la Democrazia, la Solidarietà, la Religione. Con umiltà, ma anche con fierezza e orgoglio, i comunisti di Bisceglie rivendicano l’essersi mossi per tempo su tale sentiero con “profetica” convinzione.

L’Assessorato alla Pace e alla Solidarietà, per sperimentare forme nuove d’Amore; i viaggi a Vienna e Budapest, per abbracciare i “nemici” di guerre passate e di ideologie diverse; il Referendum contro i missili, per combattere la follia; la Solidarietà ai Vescovi sugli F16, per contrastare l’arroganza; la Scuola di Politica coi cattolici, per crescere assieme: solo alcune tappe, ma di un percorso inedito ed entusiasmante che è parte indelebile della storia della nostra comunità, che ha fatto, così, la sua parte. La nascita del Mondo Nuovo annunciata con la visita di Gorbaciov in Italia – di cui la grande rivoluzione democratica di questo 1989 è genitrice – rivela a tutti gli uomini due forti verità:

* la nonviolenza è la forza che persuade, che convince, che conquista senza odii, senza massacri, senza guerre;

* la rivoluzione di cui ha bisogno il mondo alle soglie del terzo millennio è quella che mira a salvare tutti gli uomini, tutte le civiltà, l’intero pianeta; ed è autentico atto rivoluzionario quello che allarga gli orizzonti col coraggio di rivedere, di rifondare, di ridefinire… per continuare.

                                              Bisceglie, 5 dicembre 1989 – PARTITO COMUNISTA ITALIANO”

 

Di questo manifesto fu tappezzata la sala Garibaldi dove si tenne il Congresso straordinario (2-4  febbraio 1990), al quale i compagni “ortodossi” di Via Cialdini parteciparono col programmato stile stalinista. Seguì tre mesi dopo l’epurazione di mezzo partito.

Ringrazio per aver ricordato il “Caro Berlinguer” e la sua “visione lungimirante”, ieri apertamente deplorata.

La democrazia ha percorsi che non possono essere interrotti. Ieri non ci riuscì né l’assassinio di Aldo Moro, né l’encefalo pietrificato. Oggi non ci riusciranno i ladroni annidati in tutti i patiti. E neppure il tardivo, strumentale, opportunistico ripensamento di chi crede, o finge, di essere guarito.

Mauro PAPAGNI, ex segretario del PCI di Bisceglie, espulso.