Lo scorso 27 agosto si è costituito a Bisceglie il Comitato referendario cittadino denominato “#iovotoNo al taglio della rappresentanza” in vista del referendum previsto per il 20 e 21 settembre.

Il Comitato promotore del NO interverrà a dibattiti e manifestazioni a sostegno delle ragioni del No con l’intenzione di fornire anche supporto ai comitati locali attivi sul territorio.  

“I recenti avvenimenti politici, unitamente al dilagare dei populismi che già da tempo, anche nella nostra città suscitano profonde riflessioni – dichiarano i rappresentanti del Comitato del No – necessitano oggi di una mobilitazione massiccia ed urgente nel richiamare l’attenzione dei cittadini sul Referendum Costituzionale, che si svolgerà il 20 e 21 settembre, affinchè i biscegliesi possano, in un contesto di drammatica disinformazione, decidere con consapevolezza. È fondamentale in primo luogo sapere che – continua la nota – a differenza dei referendum abrogativi, per la validità del referendum costituzionale non è obbligatorio che vada a votare la metà più uno degli elettori aventi diritto (quorum). E’ indipendente dal numero di persone si recano ai seggi. Anche solo pochissime persone decideranno per tutti.

LE RAGIONI DEL NO

1) Votiamo con la testa non con la pancia: NON E’ UN RISPARMIO
Secondo le stime dei principali economisti italiani si tratta soltanto di 0,007 % del debito pubblico dello Stato, equivalente a poco più di un euro all’anno per ogni cittadino. E’ un importo trascurabile, paragonato agli effetti a lungo termine per la democrazia rappresentativa. Ed inoltre nessuno dice che restano comunque in vigore le 14 commissioni permanenti. La materia costituzionale non può essere svilita fino a diventare argomento di mera propaganda.

2) Il vero tema è che il referendum taglia la RAPPRESENTANZA, ma senza variare la LEGGE ELETTORALE;
La Costituzione sarebbe dunque in balia di una legge ordinaria, cheper di più ancora non c’è, con tutti i vizi costituzionali determinati dalla diversa rappresentativitàche si creerà nelle singole regioni.In questo passaggio c’è il pericolo che il governo possa sofisticare politicamente le conseguenzedella riduzione del numero dei parlamentari e senatori (eletti su base regionale), tra l’altro con lafretta di colmare il vuoto legislativo dato dalla variazione del numero dei parlamentari.

3) E’ “anti-meridionale”: L’effetto della riduzione di rappresentanza di interi territori, combinato al cambiamento del peso demografico, porta un taglio complessivo della rappresentanza parlamentare meridionale del 38,5%: due punti esatti sopra la media generale del resto d’Italia.

4) Si mettono in discussione le fondamenta della democrazia parlamentare, con la sua capacità di esprimere il pluralismo e la complessità della società a discapito della conoscenza delle problematiche dei territori. Saremo destinati all’irrilevanza politica e avremo sempre meno peso.

5) E’ una lotta senza tregua alla costituzione: dopo il referendum sul parlamento, il prossimo bersaglio sarà il vincolo di mandato. Non è un segreto che questo governo ambisca alla cancellazione dell’Art.167 della Costituzione che sancisce la libertà di espressione ai membri del Parlamento.

6) La mano dei partiti: La diminuzione del numero di parlamentari senza le garanzie che erano state promesse è un errore. La Corte Costituzionale si è già pronunciata in modo contrario con sentenza n. 10/2020, alle iniziative messe in atto per accaparrarsi politicamente la composizione del parlamento. Deputati sempre più fidelizzati alle segreterie e sempre meno rappresentanti dei territori.

7) Credibilità: Dopo il no a Renzi nel 2016, ora a cambiare la Carta è lo stesso Luigi Di Maio. Anche stavolta a sorpresa Davide batterà Golia e vincerà il NO?

8) Legittimazione: Si prenda atto senza aspettare il 21 settembre che i partiti di governo ormai, ai minimi storici, non hanno più la legittimazione che giustifichi modifiche alla costituzione. Non lasciamo in pasto ai paladini dell’antipolitica la testa del Parlamento. Il populismo si nutre del facile giudizio, delle scelte di pancia e della disinformazione, di espressioni quali: “E’ finita la pacchia”, “sono troppi e non servono”, “almeno togliamo di mezzo nullafacenti che vivono sulle nostre spalle”

Firmatati del comitato referendario cittadino denominato “#iovotoNo al taglio della rappresentanza” sono: Claudio Di Gennaro, Gianni Naglieri, Natalina Evangelista, Giacomo Di Reda, Francesco Uva, Marilù Antonino, Roberta Rigante, Pietro Innocenti, Mauro Lorusso, Sergio Ferrante, Tommaso Galantino, Nicola Mallardi, Antonio Ruggieri, Leonardo Valente, Leonardo Di Modugno e Gabriella Baldini.