“Mentre in altre parti d’Italia è imminente l’avvio della stagione invernale dei saldi, l’Amministrazione comunale a guida Spina-Fata ha dato avvio ai saldi di fine mandato sin dallo scorso 20 dicembre 2017″, non lascia interpretazioni di nessun genere la nota stampa inviata dai consiglieri del movimento BisceglieSvolta Angelantonio Angarano, Roberta Rigante e Pierpaolo Pedone circa la pubblicazione di un bando di gara “per la scelta del socio privato cui cedere il 55% delle quote di partecipazione della Bisceglie Approdi, con la scadenza all’8 gennaio 2018 del termine per la presentazione delle offerte”.

“Ci chiediamo le ragioni”, si legge nella nota, “che hanno spinto l’Amministrazione a pubblicare un bando così strategico e complesso nel pieno della pausa natalizia e senza rispettare neanche i termini minimi di pubblicità (per capirsi, escludendo i fine settimana ed i festivi, i giorni lavorativi sono meno di 15)”.

E continuano: “Abbiamo ritenuto che termini cosi inusuali e ristretti fossero eccessivamente penalizzanti per chiunque voglia seriamente presentare una proposta economica importante con un accurato piano strategico in un settore economico con evidenti specificità che non è mai veramente “decollato” nonostante la bellezza del nostro mare e le caratteristiche del porto. Non vogliamo pensar male dell’’attivissima’ Amministrazione Spina-Fata (anche perché, visto i ritardi o il contenzioso, ormai ha già abituato tutti quanti al peggio) ma sono troppo recenti gli esempi dell’esito di bandi pubblicati “frettolosamente” o nell’imminenza di festività“, scrivono Angarano, Rigante e Pedone.

“Per questo motivo abbiamo prontamente segnalato l’anomala tempestività del bando e la eccessiva brevità dei termini che sono stati, dobbiamo riconoscere, prontamente prorogati al fine mese. Ma abbiamo anche una seconda e più importante richiesta”, spiegano.

“Sappiamo, e lo ha ‘certificato’ anche la Corte dei Conti, che questa amministrazione ha difficoltà a gestire una corretta e seria programmazione finanziaria, ma non pensavamo che arrivasse davvero  al punto di vendere la partecipazione di maggioranza di una società, ormai risanata con grandi sacrifici, per “far cassa” ed avere fondi a disposizione per spese correntiSorvoliamo sulla contraddittoria e penalizzante scelta amministrativa di dismettere tale quota: Contraddittoria perchè la stessa maggioranza non molto tempo fa riteneva, invece, strategica la scelta opposta e rilevava la quasi totalità del capitale; Penalizzante perchè si acquistò la totalità della partecipazione di una società in costante perdita a causa dei costi fuori controllo e costretta a procedere ad una riduzione del capitale (praticamente dimezzato da circa 1,7 milioni di euro a circa 960mila euro)”.

E in conclusione: “Noi chiediamo all’Amministrazione un ulteriore ripensamento sulla cessione per non trasformarla in un “saldo di fine mandato”: riteniamo che si potrebbe vendere solo la quota di minoranza con l’obiettivo non certo di ‘far cassa’ bensì con lo scopo di mantenere un controllo strategico e, nel contempo, trovare soci privati di minoranza in possesso di adeguato know-how e competenze necessarie per contribuire a disegnare un piano industriale all’altezza delle potenzialità turistiche, culturali, occupazionali ed economiche del nostro mare e del porto”.