“Invito il Commissario Cozzoli a rivolgersi alla Autorità Giudiziaria qualora fosse a conoscenza di notizie di reato che riguardano la mia persona, senza indugiare con ulteriori strumentalizzazioni di chiara connotazione politica, che esulano dalle competenze istituzionali ed amministrative di un Commissario retribuito con soldi dei cittadini. In caso contrario mi vedrò costretto ad intraprendere ogni opportuna azione a difesa della mia onorabilità. Questa è trasparenza”. Il senatore Francesco Amoruso (Ala) risponde così, a muso duro, al Commissario Straordinario della Casa della Divina Provvidenza in quello che è diventato un botta e risposta molto serrato sulla gestione commissariale della Casa Divina Provvidenza (leggi qui).
Il senatore verdiniano affida la sua risposta ad una lettera aperta inviata per conoscenza anche al Ministero dello sviluppo economico, all’Autorità nazionale anticorruzione, alla Procura generale della Repubblica e agli organi di informazione. “Stupisce che un insigne giurista dalle conclamate competenze e capacità, come si addice alle personalità che ricoprono incarichi prestigiosi come quello affidato all’avv. Cozzoli, non riesca a comprendere fatti giuridicamente rilevanti”, aggiunge Amoruso. “La figura di un commissario straordinario costituisce un ‘munus publicum’, che assoggetta ogni suo atto alla disciplina giuridica pubblicistica in materia di evidenza pubblica e trasparenza amministrativa. Ad adiuvandum, la giurisprudenza amministrativa e contabile consolidata, anche nell’ipotesi di enti privati che gestiscono esclusivamente risorse pubbliche (è questa l’ipotesi evidente della Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie), assoggetta la fornitura di servizi in area sanitaria alla disciplina pubblicistica, dando luogo ad una forma di esercizio privato di pubbliche funzioni. La circostanza di non effettuare gare con avvisi pubblici”, continua Amoruso, “di per sé danneggia l’Ente in questione che, in caso di procedura concorsuale pubblica, realizzerebbe dalla comparazione delle offerte un vantaggio in termini di economia e di qualità dei servizi (in tal senso si è espressa la Corte dei Conti – Sezione Giurisdizionale per la Lombardia – con la sentenza n° 71/2008). Aldilà dei dettati normativi e delle interpretazioni giudiziarie inequivocabili, la forma di buon senso, di etica e di opportunità avrebbe dovuto indurre un rappresentante istituzionale nominato dallo Stato a ben altre condotte più consone al ruolo di amministratore pubblico e di pubblico ufficiale”.
“Con la mia interrogazione sui recenti appalti affidati dal Commissario Straordinario della Casa della Divina Provvidenza ho ritenuto di evidenziare quella che considero una scarsa trasparenza nella gestione di un Ente (sulle cui vicende passate è nota la mia posizione critica) che ha già subito un crac finanziario e che è adesso gestito da un Commissario di nomina ministeriale che agisce per conto della collettività e con risorse economiche pubbliche”, osserva il parlamentare biscegliese. “E’ per questi motivi che ribadisco essere doveroso che gli atti emanati da chi ricopre un ruolo di rilevanza pubblica (quali contratti, consulenze, appalti, eventuali assunzioni, ecc.), debbano essere connotati dalla massima pubblicità possibile. La natura ministeriale dell’incarico in questione indurrebbe poi a ritenere che il Parlamento, unico organo cui il Governo deve dare conto del proprio operato, abbia tutto il diritto, quale rappresentante della sovranità popolare, di entrare a conoscenza di fatti di rilevanza pubblica. La giustificazione relativa all’aggiornamento agli organi di controllo dell’Ente stesso ed alla Prefettura, sanno pertanto di ‘excusatio non petita’”.
“Sorprende poi che un fine professionista come l’avv. Cozzoli ritenga che non gli sia consentito rivolgersi alla Autorità Giudiziaria contro di me a causa della immunità parlamentare. Nulla di più errato! Tale facoltà è garantita a lui come a ciascun altro cittadino”, conclude Francesco Amoruso. “La persistenza delle circostanze previste dal dettato costituzionale intervengono, eventualmente, solamente dopo e non già prima che sia stato avviato un procedimento in tal senso”.