“In un territorio agricolo come il nostro, particolarmente assoggettato a baronie, è facile scandalizzarsi di fronte a una importante e seria disposizione ministeriale creata appositamente per combattere e contrastare il fenomeno del caporalato”. Comincia così l’intervento di Gianni Naglieri, vice segretario del Pd di Bisceglie e responsabile del forum agricoltura e pesca del Pd della Bat sulla questione del mercato cerasicolo che a Bisceglie ha subito una fase di stallo nella giornata del 26 aprile a seguito della decisione della grande distribuzione di non ritirare le ciliegie non accompagnate dalla certificazione di iscrizione alla “Rete del Lavoro agricolo di qualità”.
“Leggo che qualche improvvisato politico, persino di caratura regionale, nel concertare pretestuosi tavoli dal vago sapore demagogico si esprime nel merito per chiedere una moratoria al Prefetto” aggiunge Naglieri. “Ma di cosa parlano? La disposizione non è obbligatoria ma era stata prodotta, diffusa e condivisa dalle organizzazioni di categoria a fine agosto 2015 appositamente per creare un valore aggiunto alle società che da sempre operano nella legittimità degli interventi. Piuttosto, avrebbero dovuto attivare, già da Settembre 2015, la rete dei patronati, dei CAA (centri assistenza agricola) e dei propri uffici, per far iscrivere le tante aziende oneste e serie, quindi, per isolare dal mondo della produzione i fuori regola, le aziende truffaldine. La Certificazione di qualità nel caso delle ciliegie è un presupposto che dovrebbe interessare maggiormente i commercianti, ma stranisce che chi come loro aveva evidente il piano programmato delle forniture con la grande distribuzione organizzata, di norma definito almeno 4 mesi prima, si ritrovi adesso ad agitare le polveri dei tanti agricoltori medi, piccoli e piccolissimi del nostro territorio seminando una inutile apprensione”.
“L’agricoltura, come ogni campo economico interessato da flussi di danaro in entrata e in uscita, ha regole certe che qualificano il settore a livello imprenditoriale”, continua Naglieri. “Non per niente sono previste le figure degli IAP (imprenditori agricoli professionali) ed è ad essi che si rivolge il mercato della GDO, sempre più sottoposto a vincoli di tracciabilità certa, per eliminare ogni ombra di dubbio sui fenomeni di caporalato e/o sfruttamento della manodopera in agricoltura che si potrebbero celare dietro il marchio di provenienza pugliese. Infine, un ultimo ma chiassoso passaggio: è sintomatico che nella nostra città l’agricoltura rappresentativa, quella delle figure rappresentative le organizzazioni territoriali, il mercato ortofrutticolo e Cerasicolo, l’Op, il Gal, la Regione e l’Università, ovvero, praticamente le stesse persone che da più anni monopolizzano e si spartiscono ruoli ed incarichi senza che per tanto amor proprio si registri sul territorio di riferimento alcun effetto economico concreto, si dimostri ancora una volta avulsa a sostenere un provvedimento ministeriale, come per l’appunto l’adesione alla Rete del Lavoro agricolo di qualità, ovvero, l’organismo autonomo nato per rafforzare le iniziative di contrasto dei fenomeni di irregolarità e delle criticità che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore agricolo, reiterando, invece, l’atteggiamento non collaborativo già assunto in passato con gli indici di congruità per le imprese di cui all’art. 2 del decreto del Ministero delle attività Produttive. Quest’ultimo fu disposto con Delibera di Giunta Regionale n. 2506 del 15/11/2011 proprio per garantire la legalità, la trasparenza e il rispetto della normativa in materia di assunzione per le aziende che beneficiano di contributi e finanziamenti pubblici a qualsiasi titolo a livello nazionale regionale e comunitari, quindi, per contrastare le imprese che fondano la loro competitività sul mancato rispetto delle norme e riduzione illecita del costo del lavoro praticando una concorrenza sleale e le forme di intermediazione (caporalato) di manodopera, quindi, di orientare e sostenere con risorse pubbliche le aziende virtuose che garantiscono un corretto uso e impiego della manodopera agricola.
“Se c’è un concreto segnale che bisognerà realmente trasmettere al Prefetto questo riguarderà l’opportunità di intervenire, anche con la collaborazione delle organizzazioni professionali di categoria e sindacali nazionali, per porre fine alla baronia sempre più monopolizzante, accentratrice ed asfissiante che controlla, regola, gestisce e prende ogni primaria decisione economica e lavorativa in agricoltura. A tal riguardo e per le stesse ragioni addotte”, conclude NAglieri con un affondo politico, “nel ringraziare il lavoro fin qui eseguito, sarebbe importante che venga garantita la discontinuità politica e operativa del Gal, importante centro di interesse economico di cui si attende ancora la totale e non parziale trasparenza.