Giunge in redazione un documento firmato da Gabriella Baldini e dal consigliere comunale Luigi Di Tullio, componenti del Comitato Italia Migliore di Bisceglie, in merito alla riforma costituzionale che sarà sottoposta al vaglio degli elettori il prossimo 4 dicembre.

“Il referendum costituzionale”, si legge nella nota, “ha un grande valore, ma  lo si sta riducendo ad un voto contro Renzi, anteponendo il giudizio sul Governo alla discussione sulla riforma”.

Non esiste alcuna motivazione politica o di merito per votare “no”. Il testo della Riforma contiene punti qualificanti:
a) la modernizzazione di un sistema istituzionale concepito dopo la guerra, in un momento di agitazioni,  un contesto storico ormai superato;
b) l’eliminazione del voto di fiducia al Senato che sta diventando un problema insostenibile;
c) l’attuazione piena di una democrazia governante con due camere che svolgono funzioni diverse;  il superamento del bicameralismo perfetto: mai più maggioranze diverse alla Camera ed al Senato che rendono il Paese ingovernabile;
d) l’introduzione di un nuovo procedimento legislativo, più veloce e razionale con tempi certi e conseguente semplificazione dell’iter di approvazione delle leggi;
e) il bilanciamento tra i poteri dello Stato;
f) la riaffermazione dell’interesse nazionale in un sistema di regionalismo responsabile per azzerare i contenziosi dinanzi alla Corte Costituzionale, tra Stato e Regioni (la riconduzione allo Stato delle competenze sulle grandi reti facilita la modernizzazione dell’Italia);
g) il riconoscimento ai cittadini di ogni regione di vedere garantiti i propri diritti, atteso che, attualmente, non in tutte le regioni si ha tutela del cittadino;
h) il riconoscimento al cittadino del diritto di vedere discusse dal Parlamento proposte di iniziativa popolare”. 

“Si precisa”, proseguono Baldini e Di Tullio, “che con la riforma il Presidente del Consiglio non potrà porre la fiducia al Senato, non potrà abusare, come oggi, dei decreti legge; il Governo  sarà sottoposto al controllo del Senato per tutto quanto riguarda le politiche pubbliche , l’attuazione delle leggi, il funzionamento pubblico e delle amministrazioni; insomma diminuiscono i poteri del Presidente del Consiglio”.

Non si può bloccare tutto solo perché dinanzi ad una elezione referendaria la motivazione al voto è “contro qualcosa o qualcuno”, senza tener conto del merito del quesito. Questa campagna referendaria, invece, si sta presentando come un voto sul Presidente Matteo Renzi, una scelta contro o a favore del Governo e del Partito Democratico, perdendo così il significato importante del Referendum costituzionale. Se dovesse vincere il “no” ci sarebbero effetti irrecuperabili sul piano internazionale ed avremmo difficoltà economiche e finanziarie; domandiamoci: l’Italia otterrebbe la flessibilità chiesta dal Presidente, Matteo Renzi? E rispetto ai mercati, gli investitori stranieri che comprano il nostro debito pubblico, continuerebbero ad avere la stessa fiducia? Chi potrebbe provvedere ad altro processo riformatore dopo due eventuali fallimenti referendari?  
Non è vero che si potrebbe ricominciare e fare meglio”.

E in conclusione: “L’Italia deve avere la possibilità di cambiare, di darsi istituzioni più stabili ed efficienti. Il Paese non può rimanere bloccato, deve essere competitivo e per questo è indispensabile che vi sia stabilità del Governo e  rapidità delle decisioni. Insomma la riforma vuole costruire una democrazia decidente, capace cioè di decidere e non solo di rappresentare. Chi non è d’accordo con la politica dell’attuale Presidente del Consiglio potrà manifestare il suo dissenso quando si terranno tra un anno e mezzo, le elezioni politiche. Oggi non si vota sul Governo, si vota sulle riforme costituzionali, cioè sul Paese che vogliamo. La riforma è una finestra aperta al futuro“.

Foto copertina: http://www.today.it