Uno degli argomenti maggiormente dibattuti durante il consiglio comunale di lunedì 11 aprile è stato quello che ormai si può definire l’“affaire Pedone”. La discussione è partita quando si è cominciato a discutere del punto 5 all’ordine del giorno incentrato sulla “realizzazione di un nuovo edificio per loculi nell’isola IV del cimitero comunale e gestione del servizio manutenzione impianto elettrico e distribuzione energia elettrica per l’illuminazione delle lampade votive”.
Tonia Spina ha fatto notare come sul punto mancasse il parere dei revisori contabili e, dopo aver sottolineato come la VI commissione (che si occupa di programmazione economico-finanziaria, bilancio e patrimonio), di cui è componente, a suo parere non fosse stata messa nelle condizioni di lavorare a causa del ritardo con cui erano stati forniti i documenti, ha chiesto di stralciare il punto e di adottare la stessa condotta per gli altri punti all’ordine del giorno non istruiti adeguatamente.
Il sindaco Francesco Spina ha sottolineato che tale situazione fosse frutto di quelli che ha definito “equivoci concomitanti e strani, piuttosto gravi, occorsi la scorsa settimana e oggetto di approfondimento”, riferendosi al caso di Angelo Pedone, dirigente della ripartizione economico-finanziaria, per ben due volte stigmatizzato pubblicamente attraverso i social network e la stampa (leggi qui e qui). Il primo cittadino ha quindi chiesto che il punto 5 fosse ritirato al pari degli altri punti non istruiti, chiedendo al presidente del consiglio comunale, ai consiglieri e al segretario generale la possibilità di riunire nuovamente il consiglio comunale lunedì prossimo, 18 aprile, per discutere i punti che sarebbero stati rinviati nella seduta dell’11 aprile. “Sta di fatto che per la responsabilità di qualcuno oggi il consiglio comunale non può essere completato e saremo costretti a fissare una nuova seduta con ulteriori costi per le casse comunali e quindi per i cittadini.
Il capogruppo del Pd Angelantonio Angarano, dopo l’intervento del sindaco, ha letto una lettera del collegio dei revisori del conti, “non inserita nella documentazione messa a disposizione dei consiglieri”, nella quale si sottolineava l’impossibilità di esprimersi sul punto da parte del collegio, complice lo scarso tempo a disposizione. “Se il presidente del consiglio comunale convoca il consiglio il 6 aprile e il giorno successivo i revisori non hanno ancora ricevuto le cartelline, la responsabilità di questo non si può ascrivere ai dirigenti ma è del presidente del consiglio comunale, che deve verificare che la documentazione sia completa prima di convocare l’assise. Se un punto non è stato istruito correttamente e in maniera esaustiva non può essere inserito all’ordine del giorno. Ormai è consuetudine convocare ad horas i consigli comunali e non fornire adeguata documentazione ai consiglieri”.
“Il suo è un attacco personale e politico” ha replicato ad Angarano il presidente del consiglio comunale Francesco Napoletano. “Lei diserta le conferenze dei capigruppo e in questo è in buona compagnia visto che all’ultima conferenza non si è presentato nessuno. Ebbene quella sarebbe la sede opportuna per fornire pareri sulla convocazione del consiglio comunale e sulle carte a disposizione. In ogni caso si può sbagliare per la fiducia che si ripone negli apparati del Comune. Mi sono state date rassicurazione sui punti da istruire che poi sono state disattese. E mi sono fidato per portare subito in questo consiglio alcuni punti propedeutici all’approvazione del bilancio affinché i consiglieri potessero avere maggiore tempo per approfondirli”. Sulla questione in generale Napoletano è stato molto chiaro: “E’ il sindaco che da gli indirizzi politico-amministrativi, non certo i dirigenti, malgrado questi ultimi siano pagati di più del sindaco e non abbiano poi alcuna responsabilità politica”.
“Prendo atto della difesa d’ufficio di Pedone da parte di Angarano”, ha poi replicato anche il primo cittadino all’intervento del capogruppo del Partito Democratico, rivolgendosi direttamente a lui. “Se un dirigente ti dice che il consiglio comunale si può fare perché sarà tutto pronto e poi non mantiene le promesse e ti fa aspettare tre ore invano in attesa della documentazione, se scopri che un dirigente non è al suo posto, se scopri che c’è un’autorizzazione con la tua sigla ma quella sigla non l’hai mai apposta, saresti preoccupato o faresti un plauso al dirigente?”. “Naturalmente ho posto una situazione astratta e non rispondente ad una persona reale”, ha poi puntualizzato il sindaco. “Sta di fatto che un burocrate non può ammantarsi con il mantello della burocrazia e fare politica, se vuole fare politica devo togliersi l’abito del burocrate e scendere in campo”.
“È fuori luogo stigmatizzare pubblicamente il funzionamento della macchina amministrativa”, ha risposto Angarano, ribadendo che “su questo punto i dirigenti non c’entrano. La cartellina non era completa, mancavano gli elementi istruttori e i relativi pareri. La mia non è una difesa della burocrazia ma una difesa della professionalità. Persino Napoletano ha ammesso l’errore”.
È stato poi il turno di Gianni Casella, che prima si è rivolto al sindaco: “Io al posto suo sarei molto preoccupato sapendo che un dirigente mette la mia sigla a mia insaputa”. L’esponente dell’opposizione ha poi detto a Napoletano: “Quante volte ha convocato la conferenza dei capigruppo e le cartelline erano vuote? Gli atti dovevano essere depositati presso la segreteria generale il giorno stesso della convocazione del consiglio comunale. Così non è stato”. Poi Casella è tornato sul caso Pedone. “Se i panni sporchi si devono lavare pubblicamente, è opportuno lavarli tutti. Oggi si sta accusando un dirigente ma si tace su altri dirigenti che in passato hanno causato danni alle casse comunali perché non hanno ottemperato alle loro mansioni e al loro dovere in tempo utile, probabilmente intenti a fare altro.
Molto diretto l’intervento di Enzo Di Pierro. “Sappiamo tutti perfettamente che esistono dei centri di potere eppure stasera stiamo agendo con molta ipocrisia. Ho sempre detto che occorresse dividere le responsabilità dei dirigenti anziché accorparle. Accusiamo il sindaco solo perché ha beccato un dirigente che ha fatto una cappellata, una cosa che non si fa. Mi chiedo perché un dirigente abbia apposto una firma che non doveva mettere. Ma prima ancora la domanda da porsi è: cosa doveva chi ha messo la firma a colui che gliel’ha chiesta? La risposta è: centro di potere. Perché se ti induco a mettere una firma falsa vuol dire che mi devi qualcosa”.
Dopo la discussione, il punto 5 è stato ritirato e rinviato.