“Nelle settimane precedenti, abbiamo assistito ad una diatriba riguardante l’ubicazione della statua di San Giovanni Paolo II in Piazza Diaz. Tale soluzione è stata approvata mediante delibera di giunta n. 231/2019. Voglio entrare nel merito della questione e ciò che avrò da dire prende le distanze dalla presenza o meno di personali professioni di fede”. Comincia così la nota di Marco Di Leo, esponente della lista civica Bisceglie d’Amare, in merito alla quercia piantata dal comitato “Un albero per tutti” nella notte tra 9 e 10 ottobre (leggi qui).
“Questa notte abbiamo assistito ad una storpiatura del concetto di legalità: è possibile ignorare una delibera di giunta e piantare una quercia, nel cuore della notte”, sottolinea Di Leo, “senza autorizzazione alcuna? Non può essere possibile tutto ciò. Le Istituzioni devono farsi garanti del rispetto delle regole da parte di tutti i cittadini. Quella porzione di superficie, come affermato in delibera, deve essere dedicata all’ubicazione della statua precedentemente citata. Sarebbe bello mantenere la quercia anche a pochi metri di distanza dall’opera raffigurante il Santo di Cracovia”.
“Tuttavia è bene porre l’accento su come la politica debba includere, ma anche educare. Innanzitutto sarebbe utile portare la questione in consiglio comunale. Quale organo migliore del consiglio comunale per parlare di questo tema in virtù della nostra democrazia rappresentativa?
“Auspico, inoltre, che i responsabili siano sanzionati”, dichiara Marco Di Leo. “Sono dell’idea che una delibera, giusta o ingiusta, condivisibile o meno, vada sempre rispettata. Il ricavato può essere utilizzato, per la sistemazione delle piazze che vivono quotidianamente un degrado indecoroso, come piazza Don Milani, o per la piantumazione di alberi in parchi sprovvisti di aiuole. Sarebbe molto grave legittimare questo tipo di comportamenti da parte della cittadinanza, pur mossi da buone intenzioni: mi auguro possa arrivare presto una presa di posizione forte da parte di quest’amministrazione”, conclude Di Leo, “che rimanda sempre più, inevitabilmente, quella svolta di cui forse non avevamo bisogno”.