“Sentiamo di dover esprimere non solo la nostra solidarietà a coloro che con passione, impegno e serietà hanno dato vita ad un progetto di grande valore sociale, culturale ed economico, ma anche la profonda amarezza nel constatare, ancora una volta, che questa città tende a perseverare nell’annichilimento di tutto quanto di buono si prova a seminare”.
Comincia così la nota di Sel a seguito della chiusura dell’Ecopunto di Bisceglie. Dopo aver snocciolato i dati relativi all’attività dell’unico punto vendita della nostra città in cui si poteva ricevere denaro contante conferendo rifiuti differenziati (leggi qui), Sinistra Ecologia e Libertà passa all’attacco: “Un progetto di tale bontà ha trovato alleata sia la Provincia che la Regione Puglia. La Pubblica Amministrazione locale ha, invece, condannato questo esercizio virtuoso all’eutanasia. Incurante del risparmio in termini percentuali sull’ecotassa che graverà pesantemente sui biscegliesi entro fine anno”.
E ancora: “Negli ultimi sei mesi la porzione con la quale ha contribuito l’Ecopunto sul totale della differenziata a Bisceglie è stata pari a 4 punti percentuali (11 % carta e cartone, 5% plastica e 2,5% vetro) riscontrando una collaborazione in continua crescita tra i cittadini, sempre più entusiasti e collaborativi. Insomma, a fronte di soli vantaggi, inclusi nuovi possibili posti di lavoro, oltre i quattro che sono stati persi (inconcepibile considerando il clima di sconforto giovanile in cui il posto di lavoro è solo un miraggio, con punte di disoccupazione che al Sud sfiorano il 45% per le fasce giovanili), un aumento costante della differenziata, un risparmio ingente per le casse comunali e per le tasche dei cittadini (nel caso in cui tale proposta avesse avuto un seguito, insediandosi in altri punti della città), la Bisceglie che amministra ‘nel bene e nell’interesse di tutti i cittadini’, citando il Sindaco Spina, ha detto no”.
In conclusione, “È, altresì, terribilmente imbarazzante il silenzio con cui si è accettata questa “morte”. Noi di Sel non ci uniremo a questo coro afasico e con lo sgomento di chi è consapevole di dover rinunciare ad un’altra opportunità, ci auguriamo che quanto meno un’attività valida e meritevole come questa possa trovare risposte adeguate altrove”.