Oggi il rapporto tra genitori e figli è cambiato radicalmente rispetto al passato. Infatti, i familiari sono più presenti, poiché condividono più interessi, passioni e hanno a disposizione più mezzi di comunicazione per scambiare idee.
Il rapporto dei genitori con i propri figli è importante, perché sarà l’unico che durerà per sempre nonostante i litigi, ed è per questo che rappresenta da sempre una questione delicata e difficile, talvolta un vero e proprio problema, che si accentua durante l’adolescenza.
E’ difficile comunicare e comprendersi per via della differenza di età che per la differenza di ruolo.
Non esistono “tempi facili” e “tempi difficili” per essere genitore: la vita non è mai stata una passeggiata senza difficoltà, per nessuno!
Non ha senso e non serve rifugiarsi nel passato : “una volta c’erano più valori, si dormiva con la porta aperta.”
Del resto, ogni generazione ha le sue ricchezze, le sue caratteristiche e le sue difficoltà.
Ai genitori del terzo millennio è chiesto di vivere “oggi”, con lo sguardo proiettato al QUI ed ORA: non è permesso assumere atteggiamenti nostalgici o rimpianti perché “una volta era tutto più facile”.
Fare il genitore è un compito difficile, perché la crescita dei figli richiede un continuo cambiamento da parte dei genitori, alla ricerca di nuovi modi di rapportarsi con loro.
Nella società di oggi tutto questo appare più difficile a causa dei cambiamenti che sono avvenuti nella struttura familiare, che non permettono più di attingere ai modelli del passato.
Purtroppo nelle famiglie di oggi sembra mancare il tempo per stare insieme: sempre più madri lavorano, i padri sono super impegnati. Stanchi e stressati sogniamo figli che non diano problemi, che non ci costringano a modificare troppo il nostro stile di vita e cerchiamo di tenerli lontani da un mondo esterno, vissuto come possibile fonte di pericoli.
Facciamo crescere i ragazzi sotto una campana di vetro, circondata da divieti e speriamo così, che al riparo da cattive influenze, impegnati in corsi di nuoto, inglese, karaté, pianoforte, i nostri bambini diventino giovani forti e ricchi di talento. Il rischio è che, così facendo, generiamo in loro frustrazione e senso di inadeguatezza, per la paura di non riuscire a corrispondere all’immagine che noi abbiamo costruito di loro.
I modelli che oggi presentano i mass-media non corrispondono alla realtà, poiché propongono un modello ideale di genitore perfetto che dovrebbe essere sempre in grado di comprendere tutti i bisogni dei figli, che sa dare libertà, ma al tempo stesso vigila e dà limiti, che sa essere comprensivo e presente ma non invadente.
Il problema è che nessuno ha insegnato ai genitori a essere buoni genitori : ogni genitore è fondamentalmente un autodidatta, e applica in buona parte le regole e i modelli che ha a sua volta imparato dai propri genitori.
A causa di questa impreparazione, capita che ci disponiamo di fronte a nostro figlio o figlia pensando di conoscere i suoi bisogni ed interpretare i suoi desideri, mentre in realtà facciamo questo senza esserci predisposti prima ad un ascolto reale e profondo delle sue richieste.
I nostri genitori fanno sempre del loro meglio, ma quando due adulti diventano genitori, non diventano automaticamente consapevoli di tutte le responsabilità che questo comporta.
I nostri genitori a volte sono spaventati del cambiamento che avviene nei figli, ma conflitti interpersonali sono inevitabili, credere che in una relazione si possa vivere a lungo senza conflitti è un’illusione, non è realistico.
Come dice Gordon il punto critico è COME viene risolto il conflitto.
Per risolvere il conflitto, le persone devono ricercare insieme una soluzione accettabile per entrambi.
Questo è il concetto ispiratore di Gordon: le persone hanno il diritto di soddisfare i propri bisogni.
In realtà i conflitti familiari dovrebbero essere visti come una preparazione necessaria alla vita, poiché, vivendoli e imparando quindi a gestirli, possiamo essere più preparati ad affrontare quei conflitti che inevitabilmente si produrranno in futuro nella nostra vita di coppia, sul lavoro e nei molti altri ambiti della vita sociale.
Ed ecco che, i genitori aiutano i figli a crescere, ma a loro volta i figli sono una preziosa occasione di cambiamento per i genitori, nel loro modo di vedere e considerare se stessi, la vita e le relazioni con gli altri.
Proprio grazie al gioco relazionale che i figli richiedono, l’essere genitori può divenire un impegnativo ma anche nutriente momento di cambiamento, dove gli errori, possono essere utilizzati come occasioni di incontro e di scambio.
Questo modo di intendere la genitorialità non prevede l’essere un genitore perfetto, ma “sufficientemente buono” come suggeriva Winnicot, attento alle dinamiche relazionali, a rivedere i propri errori e le proprie mancanze nei momenti in cui il conflitto con il figlio li pone in primo piano.
Un’educazione ad essere persone, e non semplicemente ad essere figli!
Infatti, una buona educazione dei figli non corrisponde all’assunzione di comportamenti perfetti : come genitori dovremmo dedicare più tempo al dialogo, dare fiducia circa la possibilità di risolvere da soli i loro problemi, evitando di sostituirci a loro o, al contrario, di stressarli con una presenza, non temere i loro sentimenti negativi, ma viverli come transitori.
E’ importante ripetere a noi stessi che ciascuno di loro è altro da noi, con pieno diritto ad una propria identità, ad una propria vita, superando tentazioni di figlio “mostra”, da esibire in pubblico, pavoneggiandosi o, di figlio “fotocopia”, che a volte ci piacerebbe tanto avere.
Dobbiamo imparare che i figli non sono “comportamenti da cambiare”, ma anzitutto persone da accettare.
I ragazzi di oggi, sembrano fragili: alle prime delusioni d’amore si disperano, alcuni adolescenti non s’innamorano mai, per non correre il rischio di sentirsi rifiutati, all’insuccesso scolastico, talvolta reagiscono male, con gesti estremi:
Sembrano essere tutti segnali di uno stesso disagio: l’incapacità di affrontare la frustrazione e la sofferenza che questa comporta.
I ragazzi di oggi sembrano infatti sempre meno capaci di tollerare il dolore, di circoscriverlo e superarlo; abituati come sono ad avere tutto e subito, cresciuti in un mondo di privilegi, crollano di fronte ai primi giudizi negativi.
Sembra che oggi i giovani, più che una via d’uscita, cerchino una scorciatoia.
Noi genitori vorremmo aiutarli a diventare più forti ma siamo disorientati e non sappiamo come comportarci; spesso tendiamo a proteggerli troppo e così facendo gli impediamo di crescere e di affrontare i piccoli e i grandi dolori della vita da soli.
Ma come è difficile stare accanto ai nostri figli, lasciare che sbaglino, stare lì a guardare e limitarsi ad “esserci” nel momento in cui chiedono il nostro aiuto, la nostra vicinanza e il nostro sostegno.
Ma di che cosa hanno veramente bisogno i nostri figli?
La dimensione fondamentale dell’amore genitoriale è RISPONDERE all’appello, alla chiamata dei propri figli, dire “ECCOMI”.
Nel venire al mondo, i figli vengono “gettati” nella vita, sin da quando nascono sperimentano l’abbandono, la perdita del calore intrauterino.
E la risposta di ogni essere umano a questa esposizione è l’urlo, il pianto che è un appello, una preghiera, e come tale, esige una risposta!
Esige che ci sia qualcuno che dica ECCOMI, ci sono, non sei solo, non sei nell’abbandono assoluto.
Solo il fatto che dall’altra parte il genitore risponda, questa è la potenza dell’amore genitoriale.
Dove c’è risposta, dove c’è dove c’è presenza, dove la Vita è attesa, è voluta, diciamo a nostro figlio che la sua esistenza ha un senso per noi: questo è il VALORE INSOSTITUIBILE della responsabilità genitoriale.
Ovvero rispondere al grido , TU NON SEI SOLO, è il primo ritratto della potenza d’amore!
Quando dall’altra parte nessuno risponde, quando nessuno traduce l’appello in domanda d’amore, la vita diventa grido, diventa mancanza di senso, c’è una dissociazione dalla vita e si vive male…
E questo può accadere anche durante la vita adulta : pensiamo agli stati depressivi, altro non sono che la vita che torna ad essere grido, la vita senza nessuno che risponde!
Invece la vera genitorialità è quando dico SI alla Vita di mio figlio, quando dicendo ECCOMI, mi assumo la responsabilità di quella stessa vita: riconoscimento , SI, TU, SEI MIO FIGLIO!
Un SI che si fonda attraverso un atto di RESPONSABILITA’ ed è un SI che SALVA perché dona, associa SENSO alla Vita stessa.
ECCOMI: prima dimensione fondamentale dell’Amore genitoriale.
Secondo aspetto è la NECESSITA’ che i genitori abbandonino i loro figli nel DESERTO della Vita, li affidino all’incerto…
Per un verso il genitore deve dire ECCOMI, la Tua vita non è deserto, Tu non sei qui per caso, ma dopo averlo accudito, dopo aver dato valore assoluto a quella vita, ad un certo punto, deve anche saperla perdere!
NON AVERE PROGETTI sui propri figli, non avere attese ed aspettative, questo è il DONO PIU’ GRANDE dell’Amore genitoriale: la LIBERTA’.
Che non significa lasciare andare la vita, non darle valore, ma significa lasciare che la VITA VADA DOVE IL DESIDERIO DEI NOSTRI FIGLI LA SPINGE.
Significa non volere imprigionare la vita stessa.
Come genitori non dobbiamo pretendere l’ultima parola sul senso del bene e del male, dobbiamo donare ai nostri figli la nostra insufficienza e lasciare che i nostri figli sperimentino la LIBERTA’ del DESERTO !
Questo è un DONO grandissimo, un dono raro, che solo nei genitori peggiori si trova, perché i migliori li tengono!
Foto copertina: http://www.benessereblog.it/