Il mondo dello sport è fermo per l’emergenza da Covid-19, un momento per parlare con alcuni protagonisti biscegliese dello sport. La chiacchierata odierna ha come protagonista il tecnico Leopoldo Capurso.
Attualmente impegnato per lavoro in ospedale nella sua Bisceglie, Capurso ci spiega come sta affrontando questa inaspettata emergenza: “C’è tanta voglia di venirne fuori il prima possibile. È davvero una situazione triste e difficile, il personale ce la sta mettendo tutta in una struttura che è riferimento per tutta la provincia Bat. Si lavora però con grande fiducia”.
In assenza di futsal giocato, il dibattito più grande tra gli addetti ai lavori in questo momento è quello legato al finale di stagione. “Personalmente avrei atteso qualche giorno in più prima di far rientrare i giocatori nei Paesi d’origine – spiega – in modo da verificare la possibilità di una eventuale ripresa senza falsare le competizioni mandando in campo squadre piene di giovanissimi.
Tra le tante ipotesi formulate in caso di stop definitivo – afferma l’allenatore ex Kaos – la più appropriata mi sembra quella di consentire in maniera arbitraria a prime e ultime in classifica di iscriversi alla categoria che ritengono più alla loro portata. Ci sono realtà, come il Real San Giuseppe primo a +10 in Serie A2, che sarebbero nettamente penalizzate in caso di blocco delle promozioni.
Questa crisi però influenzerà a prescindere il futuro del nostro sport – prosegue – con le società che si troveranno ad affrontare difficoltà enormi. Mi auspico un aiuto importante da parte delle istituzioni e dalle federazioni per evitare che molte realtà chiudano i battenti”.
Capurso si sofferma anche sullo stato di salute del futsal pugliese: “Non abbiamo purtroppo squadre in massima serie nella nostra regione, ma ci sono comunque delle isole felici come Cassano, Manfredonia e Rutigliano. In queste piazze c’è ancora tanta voglia di fare bene e ne sono contento perché la Puglia è stata un veicolo importante per il movimento a livello nazionale. A mio avviso è necessaria però maggiore attenzione da parte della Divisione alle dinamiche di natura economica che – afferma – impediscono lo sviluppo di realtà come il mio Bisceglie C5 o Sport Five Putignano, Martina e Cisternino. La Serie A a sedici squadre è forse troppo dispendiosa e quando si verificano problemi come quello che stiamo vivendo diventa poi difficile garantire il rispetto degli accordi. C’è bisogno di dirigenti all’altezza – dichiara – in grado di rimodulare il sistema lavorando con serenità. Bisogna inoltre credere molto di più sui giocatori italiani prodotti dai settori giovanili: è la soluzione per creare continuità, anche se a breve termine i risultati non arriveranno subito. Lo ritengo il modo giusto per rilanciare l’interesse verso questa disciplina fantastica“.
In chiusura, il tecnico biscegliese parla del suo futuro in panchina: “Dopo trentacinque anni sempre alla guida di una squadra, in questa stagione mi sono preso un anno sabbatico. Ho avuto diversi contatti con delle società ma non siamo riusciti a concludere e non per motivi economici. Mi piacerebbe lavorare con un club che mi permetta di lavorare a trecentosessanta gradi e che abbia obiettivi in linea con le proprie disponibilità, come accaduto a Bisceglie e Ferrara. Ho ancora tanta voglia di coltivare questa mia passione, indipendentemente dalla categoria – conclude – perché per me allenare è vita. Attendo con fiducia eventuali proposte di questo tipo, con la speranza di trovare una società pronta a lavorare per bene”.